Marco Gambassi

Studio delle stelle: Astronomia e Astrologia

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Gli Animali del Sogno e il Sogno degli Animali

 

Dall’introduzione di Franca Frati:

Questa raccolta di poesie riguarda il tema degli animali, della loro anima e della loro dignità. Con questo piccolo libro l’autore rivendica giustizia e compassione per gli abitanti non umani del pianeta.
“… Gli animali sanno evocare in tutti noi il sentimento di gioia e di libertà….
Ma è lo stesso cielo a farsi portavoce di simboli, a trasmettere vita alla terra, a riempire di speranza i cuori degli uomini. L’autore identifica, attraverso il topos del viaggio, l’immagine della letizia interiore: viaggiando, l’uomo ha la sensazione di sentirsi meno solo…”

Ed. Libri Chirone, 1999
Formato 14,5 x 20, 5 - Pag. 112 – Euro 9


 

Leggi un passo del libro...

GLI ANIMALI DEL SOGNO E IL SOGNO DEGLI ANIMALI
LIBRI ‘CHIRONE’ 1999

 

Raccolta di poesie di Marco Gambassi
“ collages” di Maria Grazia Dassetto Granaglia,
artista e studiosa di astrologia.

- IN RISTAMPA -
Pagine: 112 - Prezzo: 9 Euro

 

INTRODUZIONE: GLI ANIMALI E LA POESIA
Per ogni poeta, per ogni piccola e grande poesia c’è un animale.
Nel viaggio immaginario della “Commedia” di Dante tre animali sbarrano il passo al protagonista. Sono tre specchi di sé. La lonza, la leonessa e la lupa, rispettivamente associate dai commentatori antichi alla lussuria, alla superbia e all’avarizia… Ecco i versi del primo canto dell’Inferno dantesco:

“Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta,
una lonza leggiera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;
e non mi si partìa dinanzi al volto,
anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.
Temp’era dal principio del mattino,
e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino
mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
di quella fera a la gaetta pelle
l’ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m’apparve d’un leone.
Questi parea che contra me venisse
con la test’alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l’aere ne tremesse.
Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fe’ già viver grame,
questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscìa di sua vista,
ch’io perdei la speranza de l’altezza.
E qual è quei che volentieri acquista,
e giugne ’l tempo che perder lo face,
che ’n tutt’i suoi pensier piange e s’attrista;
tal mi fece la bestia sanza pace,
che, venendomi ’ncontro, a poco a poco
mi ripigneva là dove ’l sol tace.”

L’incontro del poeta con questi favolosi animali che incarnano i suoi vizi o i suoi istinti più selvaggi, lo costringe a interrompere un cammino sbagliato, a prendere coscienza di sé e del suo stato presente e infine a uscire dalla foresta scura per imboccare la via della salvezza attraverso i regni dell’immaginario.
Ogni poeta ha le sue figure animali che spiccano nel paesaggio della sua fantasia o della sua esperienza reale.
Il “passero solitario” è una poesia di Giacomo Leopardi:

“D’in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno;
Ed erra l’armonia per questa valle.
…………”

Nella poesia di Giovanni Pascoli emerge la cavalla selvaggia, testimone unica e attenta della morte del padre. La cavalla, figura di vita e di sacralità, si fa soggetto di mediazione tra la vita reale e il mondo dei morti e della memoria, dove la voce del padre si è smarrita.

“Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;

che nelle froge aveva del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
……………………………………………”

Vi sono altri animali e altri poeti. Umberto Saba spesso ci parla di animali con le sue poesie. Ad esempio è molto noto il componimento con il quale il poeta gratifica la sua donna con vari attributi di animali:

“Tu sei come una giovane,
una bianca pollastra.………..”

In un’altra poesia di Saba “la capra” è simbolo di un dolore universale che accomuna uomini e animali:

“Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata;
sazia d’erba, bagnata
dalla pioggia, belava.

Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia:
questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.

In una capra dal viso semita,
sentiva querelarsi ogni altro male
ogni altra vita.”

Anche la lingua straniera ha ovviamente i suoi animali. Garcia Lorca parla di una cicala in una lunga poesia dedicata a Maria Luisa. Ne riporto alcune strofe:

“Felice te,
cicala!
che sopra il letto di terra
muori ebbra di luce.

Tu dalle campagne apprendi
il segreto della vita,
ed è rimasto chiuso in te
il racconto della vecchia fata
che sentiva nascer l’erba.

………..

Cicala!
Sonora stella
sopra i campi addormentati,
vecchia amica delle rane
e dei neri grilli,
hai sepolcri d’oro tu
tra gli ondeggianti raggi
del sole che dolcemente ti ferisce
nell’ardore dell’Estate,
e il sole porta con sé l’anima tua
per farla luce.
………………”

E ancora, tra le tante, la poesia su “Los alamos de plata”, cioè “I gattici d’argento”:

“I gattici d’argento
si piegano sull’acqua:
essi sanno tutto, ma non parleranno.
………………………… .

La scienza del silenzio di fronte al cielo stellato
Solo il fiore e l’insetto la possiedono,
la scienza del canto per il canto la possiedono
i boschi rumorosi e le acque del mare.
……… .”

In tutta la poesia di Lorca vibra l’incanto della natura. Dall’ “araña de l’olvida” (ragno dell’oblio) al “macho cabrìo”, dalla “mariposa del beso” al “pensiero misterioso” che “turba le spighe”: gli animali, le piante, le sorgenti e le stelle vibrano insieme negli stessi versi.
Anche sul versante della poesia satirica e della favola morale, alcuni grandi autori ricorrono a divertenti personaggi animali per dare ammonimenti di vita. Si può ricordare Esopo tra gli antichi autori in lingua greca.
Il genere di Esopo fu ripreso e latinizzato da Fedro, il quale, nel Prologo al suo primo libro, ne anticipa le doti:

“Duplex libelli dos est: quod risum movet
et quod prudenti vitam consilio monet.”

La tradizione antica di ammonire sorridendo e tratteggiando animali quasi umani fu ripresa nella storia recente dal romano Trilussa. Tra i suoi tanti curiosi componimenti eccone uno breve su “La Lucciola”:

“La Luna piena minchionò la Lucciola:
- Sarà l’effetto de l’economia,
ma quel lume che porti è debboluccio…
Sì, - disse quella – ma la luce è mia!”

Dunque gli animali non vivono solo nella realtà selvaggia o in quella civile, dove si rifugiano fra i tetti e le case, ma popolano anche l’immaginario, il sogno e la fantasia degli uomini.
Questo è evidente in tutte le tradizioni astrologiche che tramandano figure animali come segni delle stagioni, simboli del fluire del tempo e manifestazioni dell’anima. Anche le tradizioni religiose attingono al potere delle immagini animali, ora per raffigurare vizi e virtù, ora per riportare l’uomo a interrogarsi su se stesso e su una possibile evoluzione o involuzione, oppure per alludere alle forze misteriose della trascendenza.

Ad esempio il toro, in molti culti religiosi affermatisi nel bacino del Mediterraneo nel lontano passato, appare come un simbolo di fecondità.
Come in poesia, anche nella storia della religione gli animali e le loro raffigurazioni segnalano i pericoli di corruzione del cuore umano.
Nella Bibbia, l’episodio del vitello d’oro ricorda l’affermarsi di un culto dell’immagine che può allontanare l’uomo dal suo fine essenziale e che è visto in contrasto con la tradizione ebraica.
Ancora nella Bibbia, nel Cantico dei Cantici, c’è la nota invocazione all’amata con la quale gli animali vengono assunti a metafora di bellezza:

“Come sei bella amica mia come sei bella
Fra le tue trecce i tuoi occhi sono colombe

Come un gregge di capre
Sospeso sulle pendici del Ghilàd
I tuoi capelli

Come un gregge di capre
Che salga dal lavatoio
Vanno a coppie i tuoi denti
Nessuno è solo

……………………….

Cerbiattini le tue mammelle
Gemelli di gazzella
Tra i gigli alla pastura
…………………… ..…”

L’agnello, animale sacrificale da tempi antichissimi, viene associato a una figura umana e religiosa al tempo stesso, e infine a una nuova storia dell’umanità: l’agnello è Cristo, che si pone come centro di espiazione e di redenzione. Nel cristianesimo delle origini risalta spesso l’immagine dei Pesci, anch’essa assunta a simbolo dell’incarnazione dello spirito.

L’agnello (il piccolo dell’Ariete) e i Pesci sono raffigurati nello Zodiaco occidentale come primo e ultimo segno. L’Ariete è un principio di energia che dà inizio a una storia; i Pesci sono un principio di sovvertimento, per il quale gli ultimi saranno i primi.

Nelle religioni orientali, e in particolare nell’induismo, la forma animale viene assunta a metafora del divino. Basta pensare a Ganesh, il dio elefante. La vacca è tuttora riconosciuta come sacra. Inoltre si consiglia e si pratica il vegetarianismo e il rispetto di ogni forma di vita: è il principio dell’ “ahimsa”, il principio della “non – violenza” che Gandhi attuò in politica. Per la filosofia indù infatti la vita spirituale migra di forma in forma. E dietro ogni parvenza, oltre ogni maschera c’è uno stesso spirito vitale, uno stesso soffio divino.

Insomma, con questo libro vorrei rendere un piccolo personale omaggio al mondo degli animali e spezzare per loro la lancia della poesia. Assediati e sterminati anche in quelle zone franche a cui l’uomo un tempo non accedeva, o almeno non con questa forza tecnologica e schiacciante di mezzi, i popoli animali liberi stanno sempre più riducendosi e in molti casi scomparendo.

Il loro ambiente è aggredito, inquinato e violato in ogni possibile modo, ed essi sono cacciati per i motivi più disparati, ma quasi mai per la fame o per la sopravvivenza di chi li caccia. Si compie un infinito sacrificio di esseri senzienti per sete di potere e di ricchezza.

Quanto agli animali domestici o di allevamento, le loro condizioni di vita sono sempre più strumentali e meno naturali, e i loro ambienti sempre più esigui e costretti. Gli animali “allevati” smarriscono ogni specifica memoria e perdono ogni relazione affettiva e sociale. Anche il rapporto coatto con gli allevatori si va estinguendo, sostituito dal rapporto con le macchine, che danno la vita e la morte.

Perché invece non comprendere sin d’ora gli animali nella società globale del pianeta quali portatori di alterità e soggetti attivi di un patto sociale? Nella società planetaria ci sono anche loro, con le loro intelligenze… E come può esserci la pace tra i popoli umani, se l’uomo è sempre in guerra contro le altre specie del pianeta?
Le specie non umane non parlano la nostra lingua, ma hanno i loro affascinanti linguaggi e la loro saggezza. Forse le loro voci parlano al cosmo o comunque ad un universo non del tutto assimilabile al nostro. Forse i loro uditi accolgono la voce delle stelle.
La loro presenza per l’equilibrio ecologico del pianeta è preziosa e indispensabile. E’ importante la loro vitalità affettiva e la loro compagnia. Gli animali ci restituiscono un mondo rotondo, dove sensibilità e intelligenza umana possano unirsi alle loro peculiari percezioni e ai loro sentimenti.

Il futuro chiede una società civile che associ e affratelli esseri umani e animali, ciascuno con i suoi diritti e i suoi limiti, con i suoi territori da proteggere e rispettare, ciascuno membro ideale e diverso di un contratto o di un patto sociale. Una società di uomini e animali non sarà solo più giusta, ma più forte e più adatta alla sopravvivenza e alla felicità.

Le varie specie del pianeta non dovranno semplicemente coesistere in una forzata abitazione, guardandosi in… cagnesco, ma trovare le forme di una nuova solidarietà e di una comunicazione non verbale, ma non per questo meno utile e intensa. Infatti molte esperienze ci dicono con forza che gli animali sono in grado di stringere legami di solidarietà e di affetto. Sono in grado di sognare e vivono nei nostri sogni e nei miti.

Gli animali volano e sprofondano e conoscono vie che noi non conosciamo e possono insegnarcele. Le vie per esplorare gli abissi e per salire al cielo, e quelle di abitare in pace la terra. Gli animali hanno un’anima.