Marco Gambassi

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Isabella di Morra, poetessa lucana

Seppi di Isabella di Morra da un libro divulgativo trovato per caso in Sicilia: "Scrittrici d'Italia", Newton Compton editori, Prima edizione 1991, Roma, casella postale 6214. E' una vecchia edizione e non so se si possa ritrovare. Riguarda la rilettura di varie scrittrici e poetesse della storia della letteratura italiana. Può servire a rivalutare l'importanza del genio femminile nell'elaborazione del linguaggio e delle idee civili e religiose e a rivalutare una piccola I, la lingua italiana.

Alcune poetesse dei secoli passati ispirarono lo stesso Giacomo Leopardi. Ad esempio Isabella di Morra, poetessa lucana, nata nel 1520 da nobile famiglia, anticipò la tematica leopardiana dell'esilio nel "borgo selvaggio", dell'impossibilità di uscire e comunicare in una vita e in un luogo più libero e felice. Isabella fu confinata in un castello nella valle del Siri, in vista del mar Ionio. Poiché stabilì una relazione (forse solo epistolare) con un poeta spagnolo, don Diego Sandoval de Castro (allora c'era un conflitto tra chi appoggiava la Spagna e chi la Francia), fu uccisa dai suoi fratelli, a 26 anni.

Ecco un suo sonetto:

I fieri assalti di crudel Fortuna

scrivo, piangendo la mia verde etate,

me ch'en sì vili ed orride contrate

spendo il mio tempo senza loda alcuna.

 

Degno il sepolcro, se fu vil la cuna,

vo procacciando con le Muse amate,

e spero ritrovar qualche pietate

malgrado de la cieca aspra importuna;

 

e, col favor de le sacrate Dive,

se non col corpo, almen con l'alma sciolta,

essere in pregio a più felici rive.

 

Questa spoglia, dove or mi trovo involta,

forse tale alto re nel mondo vive,

che 'n saldi marmi la terrà sepolta.

 

Ecco i primi passi di un altro suo componimento:

Poscia ch'al bel desir troncate hai l'ale,

che nel mio cor sorgea, crudel Fortuna,

sì che d'ogni tuo ben vivo digiuna,

dirò con questo stil ruvido e frale

alcuna parte de l'interno male

causato sol da te fra questi dumi,

fra questi aspri costumi

di gente irrazional, priva d'ingegno,

ove senza sostegno

son costretta a menare il viver mio,

qui posta da ciascuno in cieco oblio. 

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Isabella di Morra