Marco Gambassi
Studio delle stelle: Astronomia e Astrologia
Distanze dei pianeti dal Sole in Unità Astronomiche
Come si vede, Nettuno non è previsto dalla successione numerica. Tuttavia il prospetto mostra che le coincidenze tra realtà e teoria sono sorprendenti e innegabili. Dunque la legge di Titius è sostanzialmente valida e attuale, anche se per la verità non tutti sono disposti a riconoscerlo. Una legge d’altra parte non serve solo a certificare l’esistente o il già noto, ma anche a operare predizioni: ai pianeti noti si possono aggiungere due pianeti ignoti (X e Y), che si troverebbero al di là di Plutone. Ecco le loro distanze in Unità Astronomiche, considerando ovviamente che si tratta solo di distanze teoriche:
Distanze teoriche Pianeti secondo Titius e Bode
- 77,2 = 0,4 + (0,3 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2) I transplutoniano (X)
- 154 = 0,4 + (0,3 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2 x 2) II transplutoniano (Y)
Esiste un territorio di confine tra Astronomia e Astrologia ancora da esplorare, e su questo territorio la legge di Titius-Bode getta una luce: anzitutto essa è definibile come la legge del quattro e del tre. Infatti si comincia con Mercurio da quattro decimali, al quale progressivamente si aggiungono prima tre decimali, poi tre per due (3x2), poi tre per due ripetuto due volte (3x2x2) e via dicendo. Quattro e tre compaiono sempre, e sono proprio i numeri costitutivi del nostro Zodiaco e del nostro calendario: tanto i segni zodiacali che le omonime costellazioni e i mesi dell’anno sono 3 x 4 = 12. Le stagioni dell’anno sono quattro e ogni stagione si compone di tre parti: un inizio (segno cardinale), una parte centrale (segno fisso), una parte mutante (segno mobile). E quattro sono gli elementi della natura (fuoco, terra, aria, acqua), ognuno dei quali si struttura astralmente in una triplicità di segni.
Se poi passiamo a studiare in quest’ottica i pianeti del sistema, scopriamo che l’armonia dei numeri ha un forte sapore simbolico. Qui di seguito propongo qualche spunto di riflessione.
Mercurio
Mercurio, il primo pianeta, dista dal Sole circa 0,4 Unità Astronomiche: a un primo esame parrebbe che Mercurio ha poco a che fare con il 4. D’altra parte il termine 0,4 resta come addendo in tutti i termini della successione di distanze planetarie, quasi come un cemento unificante: allo stesso modo Mercurio è un principio di comunicazione e collegamento tra tutti gli astri del sistema. Inoltre il 4 richiama i punti cardinali Nord, Sud, Est, Ovest, e quindi una funzione di orientamento nel tempo e nello spazio, comune a tutti i pianeti.
Venere
Venere si colloca a distanza 0,4 + 0,3 = 0,7. La parentela di Venere con il 7 pare accentuata dal “trono” astrologico di Venere nel settimo segno: la Bilancia. Il 7, somma del tre e del quattro, riassume in sé una singolare perfezione: Venere, che corrisponde ad Afrodite dea dell’amore, è l’astro della bellezza, e anche a vederlo nella luce dell’alba o della sera quest’astro è incantevole. Il pianeta Venere è perfetto anche nella sua orbita, la quale tra tutte le orbite ellittiche conosciute è quella che più si avvicina all’armonia del cerchio e/o della sfera. Venere insomma ci richiama alla perfezione, suggerendoci le vie dell’arte e dell’amore.
Terra - Luna
Con il sistema Terra - Luna, per definizione a distanza 1 U.A., si ritorna al numero 1 che è principio di tutti gli altri numeri, e quindi creatore: è sulla Terra che l’effetto congiunto del calore solare e dei ritmi lunari crea la vita. Si potrebbe ribattere che è stata un’arbitraria convenzione umana ad assegnare il valore 1 per la distanza tra Terra e Sole. Sì, ma può darsi che la vita e l’uomo esistano sulla Terra proprio perché la distanza Terra - Sole (o Luna - Sole) è tale da potersi assumere come misura: “l’uomo è misura di tutte le cose”, secondo il principio antropico della filosofia greca.
Marte
Con Marte siamo a distanza 1,6: qui il 7 si scinde nell’1 e nel 6, quasi che l’urto dell’energia libidica di Marte costituisse una rottura dell’armonia, e rappresentasse una sfida che prelude il passaggio verso armonie superiori e verso altri mondi. Marte infatti è il primo pianeta esterno, perché la sua orbita non è compresa dall’orbita terrestre.
Cerere e gli altri asteroidi
La legge di Titius B. fu formulata prima che gli asteroidi (a cominciare da Cerere, il più grande e il primo ad essere visto nel primo gennaio del 1801 dall’astronomo Piazzi) fossero individuati e quindi in qualche modo ne ha anticipato la scoperta. Infatti la legge di Titius prevedeva che a una distanza di 2,8 Unità Astronomiche esistesse un pianeta, quando pianeti parevano non esserci affatto. La natura ha orrore del vuoto, dicevano anticamente: e senza gli asteroidi ci sarebbe stato effettivamente un vuoto nell’ordine degli spazi celesti e nell’armonia dei numeri. Si potrebbe arguire che la fascia degli asteroidi, costituita da migliaia di piccoli corpi celesti orbitanti tra Marte e Giove, abbia avuto origine da un unico pianeta, o che comunque abbia la dignità astrologica di un pianeta, seppure si tratta di un pianeta plurimo.
Significato storico e sociale degli asteroidi principali
Nei primi anni dell’ottocento, con l’avvento della società industriale e dei principi di libertà e di democrazia affermati in modo contraddittorio dall’impeto giacobino, le donne iniziarono a essere protagoniste della vita sociale e il romanzo ottocentesco riporta in luce un avvenuto mutamento: basta pensare a figure fortemente espressive come Madame Bovary nel romanzo francese o Anna Karenina nella letteratura russa, personaggi che decisamente escono dalla monotonia degli stereotipi della donna angelo o della donna diavolo. E fu proprio sul principio dell’ ‘800, in un clima di rinnovamento sociale, che furono scoperti i primi quattro asteroidi ai quali venne dato il nome di 4 divinità femminili, tra le 12 maggiori dell’Olimpo: Cerere, Giunone, Pallade e Vesta. Dopo la scoperta di Cerere a Palermo, il 1802 fu scoperta Pallade da Olbers, e Giunone e Vesta furono individuate rispettivamente nel 1804 e nel 1807 da Harding e Olbers. Proprio nel 1804 nacque George Sand, donna e scrittrice che espresse, già nel nome maschile volontariamente assunto, la sua ferma e gladiatoria intenzione di essere protagonista.
Il principio femminile che Venere aveva evocato con lo splendore della forma, qui pare scindersi in quattro: e nei termini delle distanze numeriche e nel quadro della legge di Titius anche il 7 venusiano si quadruplica: infatti siamo a distanza 0,7 x 4 = 2,8 Unità Astronomiche dal Sole. Quest’incredibile legge di simmetria pare prevedere persino la moltiplicazione dell’uno nel quattro. La virtù muliebre si articola nelle sfere del legame e della fedeltà (Giunone), della fecondità e della multiforme arte della natura (Cerere), dello spirito casalingo e protettivo (Vesta), e dell’animo illuminato e combattivo (Pallade).
Giove
Con il pianeta successivo, Giove, il 7 si scinde nel 5 e nel 2: infatti la distanza prevista (che coincide con quella reale) è 5,2 U.A.: il cinque potrebbe essere definito il numero della stella, se è vero che le stelle si immaginano con cinque punte, e si dice che Giove sia una stella abortita, tanto questo pianeta è grande: è comunque il pianeta più voluminoso e sontuoso, emette onde elettromagnetiche non visibili, ed è circondato da almeno 16 satelliti di cui i maggiori 4 scoperti da Galileo sono grandi come pianeti.
Saturno
Saturno dista dal Sole 10 U. A., e allora siamo ad una riedizione dell’unità, ma anche ad un punto di arrivo e di compimento, tanto che fino al momento della vita di Titius questo era il pianeta più lontano di cui si avesse conoscenza. Aggiungo che Saturno è in Astrologia il maestro del decimo segno, il Capricorno, e simboleggia il compimento o la realizzazione, la vetta o la vecchiaia, il potere e gli onori della vita.
Urano
Anche quest’astro era ignoto quando la legge fu formulata, e fu scoperto pochi anni dopo, nel 1781 da W. Herschel, e proprio (o quasi) alla distanza prevista, che è 19,6. Questo numero non mi suscita al momento particolari riflessioni a parte una vaga parentela con il numero di Marte (1,6), che ha in comune con Urano un accentuato spirito dinamico.
Nettuno e Plutone
La distanza reale a cui si trova Nettuno non corrisponde alle distanze previste dalla legge. Si tratta evidentemente di un’eccezione che conferma la regola, come del resto è nello spirito imprevedibile, anarchico e “senza legge” dell’astro. In compenso è Plutone ad occupare la casella prevista che la teoria vuole a distanza 38,8 U.A. (in realtà Plutone ha la distanza media reale di 39,4 U.A.).
Insomma o si ammette che Nettuno ha la virtù di sfuggire alle leggi, magari per richiamarsi ad altre leggi di ordine superiore; e/o si ritiene che gli ultimi due pianeti noti, Nettuno e Plutone, sono per la simmetria di Titius e Bode un solo pianeta. Forse lo erano anticamente, tanto che è stato ipotizzato che il piccolo Plutone fosse in realtà un satellite sfuggito all’orbita del grande Nettuno.
Dalla legge di Titius sembra invece che paradossalmente sia il grande Nettuno a essere satellite del piccolo Plutone, perché è quest’ultimo a trovarsi alla distanza canonica prevista. Comunque si voglia interpretare la cosa, le orbite di questi due pianeti si incrociano, tanto che negli ultimi venti anni è stato Nettuno e non Plutone l’astro più lontano dal Sole. Questo fa veramente pensare a un sistema complesso di due astri.
Dalla figura seguente (che non è costruita in scala esatta ma è puramente indicativa) si vede come si intrecciano le orbite di Plutone e Nettuno:
Quindi Nettuno e Plutone parrebbero costituire un sistema, che si inserisce nella legge di armonia astrale come un nodo di disordine, o di passaggio a un ordine superiore. E’ noto in Astrologia come Nettuno sia simbolo di entropia e di disordine: c’è un richiamo all’antico dio del mare, all’oceano che livella e confonde. Mentre Plutone allude al ribaltamento, se non all’eversione da un ordine costituito.
I tempi di rivoluzione
L’armonia dei numeri non riguarda solo le distanze dei pianeti, ma anche i tempi di rivoluzione degli stessi. Infatti per la terza legge di Keplero il quadrato del tempo di rivoluzione di un pianeta è proporzionale al cubo della distanza media del pianeta stesso dal Sole. La costante di proporzionalità è 1 (uno!) se si misurano le distanze in Unità Astronomiche e i tempi in Anni Terrestri.
Dunque i tempi di rivoluzione T sono indicati dalla relazione:
dove si indicano con R le distanze medie.
I tempi di rivoluzione sono indicati anche dalla seguente successione numerica: (con n che assume i soliti valori già detti)
Se ad esempio si volesse calcolare il tempo di rivoluzione di Giove si dovrebbe procedere così:
1) si calcola il cubo della distanza di Giove dal Sole (distanza uguale a 5,2 Unità Astronomiche): 5,2 x 5,2 x 5,2 = 140,6
2) si estrae la radice quadrata del risultato ottenuto e si ottiene la durata in anni del ciclo di rivoluzione di Giove: anni
Lo spazio dell’ignoto: i pianeti transplutoniani
Superato il nodo degli ultimi due pianeti noti, gettiamo lo sguardo oltre, verso la profondità oscura del cielo da dove ci giungono le voci luminose di grandi stelle, ma tacciono i più lontani pianeti che non brillano di luce propria. Eppure è stato ipotizzato, tra gli altri dalla scrittrice e astrologa Lisa Morpurgo, che almeno 2 altri pianeti non ancora visti da occhio umano si troverebbero oltre Plutone. E forse a questi pianeti si associa un principio e una coscienza che l’umanità deve ancora assimilare.
Primo astro transplutoniano: X
E’ stato detto da Lisa Morpurgo che il primo pianeta transplutoniano (X) sarebbe simbolo della natura e delle sue foreste; principio femminile di accoglienza e di maternità, associabile alla mitica Proserpina, figlia di Cerere rapita da Plutone e fatta sua sposa.
Ebbene, l’uomo deve ancora prendere piena coscienza della sacralità e dell’importanza della natura, e degli animali che la popolano. Forse il pianeta X sarà scoperto solo quando l’essere umano percepirà in pieno la globalità e la limitatezza del pianeta Terra e il valore della natura stessa. In base alla legge di Titius e Bode tale pianeta appare un po’ lontanuccio: si troverebbe a circa 77,2 Unità Astronomiche, cioè a una distanza quasi doppia di quella di Plutone che pure è di tutto rispetto, e 77 volte più lontano della Terra dal Sole.
Ho già notato nei pianeti femminili la ripetizione del 7: 0,7 è la distanza di Venere. Gli asteroidi, i cui maggiori sono 4 e si richiamano a personaggi femminili dell’Olimpo, sono a distanza 2,8 (4 x 0,7). E l’astro X, ipotetico principio femminile di ecologia, che simboleggia i capelli e le zone generative della donna, prenderebbe il numero 77 = 7 x 11. Il numero 7 si è sdoppiato, come a costituire le due immaginarie colonne che custodiscono l’ingresso ai luoghi sacri della terra e delle foreste.
Ipotesi di lavoro sulle caratteristiche del pianeta transplutoniano X
La prima ipotesi è che la distanza media del pianeta dal Sole rispetti la legge di Titius, e che sia uguale a 77,2 Unità Astronomiche. Con questa premessa è automatico conoscere i tempi di rivoluzione di X.
Infatti per la terza legge di Keplero, che prima ho ricordato, i conti sono presto fatti. Se si indica con T il tempo di rivoluzione e con R la distanza media, si ottiene:
1) si calcola il cubo della distanza: 77,2 x 77,2 x 77,2 = 460099 U.A.
2) si estrae la radice del risultato ottenuto e si ottiene: T = 678,3 anni
Insomma dall’ipotesi di partenza scaturisce con un semplice calcolo che il tempo di rivoluzione di X è di circa 678 anni, e che il tempo di passaggio in un segno zodiacale è di 56 anni e mezzo circa. Ma, si potrebbe ribattere, la velocità di transito di X potrebbe essere variabile, e tanto più variabile quanto più la sua orbita è ellittica. Dunque la durata dei transiti potrebbe variare da segno a segno.
E allora ricordo che l’ellitticità delle orbite appare ben poco pronunciata per gli astri di sensibilità femminile e di armonia come Venere (ellitticità = 0,007) e Nettuno (ellitticità = 0,009), i quali hanno orbite pressoché circolari. Diversamente le orbite più ellittiche sono di Plutone (e = 0,250), astro del “machismo” e di Mercurio (e = 0,206), che ricorda il “briccone divino”.
Insomma, se L. Morpurgo è nel giusto quando scrive con ottime argomentazioni di X come di un astro della femminilità taurina, e quindi anche della rotondità, è ragionevole aspettarsi che la sua orbita sia poco ellittica e quasi circolare. In questo caso la velocità di rivoluzione e di transito (che dipende dalla distanza dal Sole) sarebbe relativamente costante nel corso degli anni, e il transito avrebbe la stessa durata di 56,5 anni, o quasi, per tutti i segni.
E allora, se è vero che il suo ciclo completo di rivoluzione è di 678 anni, l’astro X si troverebbe oggi più o meno nel grado e nel segno in cui si trovava nel 1320, e più o meno nel grado e nel segno opposti rispetto al 1659, e quadrati rispetto al 1489 e al 1828.
X sarebbe nel 2000 pressoché esattamente al quadrato della sua posizione al momento della scoperta dell’America.
Un discorso simile a quello fatto per l’ellitticità si potrebbe fare per l’inclinazione dell’orbita di X sul piano dell’eclittica: è facile notare che le orbite poco eccentriche hanno inclinazioni non alte (si va da 0° 77’ di Urano ai 3°39’ di Venere), mentre le orbite più eccentriche sono anche le più inclinate: al solito quelle di Mercurio e Plutone le cui inclinazioni sono rispettivamente 7° e 17°. L’orbita di X sarebbe dunque poco inclinata sul piano dell’eclittica, e questo semplificherebbe l’arduo compito di chi volesse individuare questo corpo celeste: il telescopio dovrebbe essere puntato solo sulle basse latitudini, in prossimità del sentiero celeste del Sole...
Ma in quale segno e in quale grado, infine, transiterebbe oggi la misteriosa X? Niente vieta di avanzare altre ipotesi di lavoro, cercando poi naturalmente le opportune verifiche.
Gli studiosi di astrologia potrebbero giocare un ruolo attivo nella ricerca e nell’eventuale scoperta del pianeta. Potremmo avvalorare con i fatti la nobiltà e l’attualità della nostra disciplina. Ci occorre un buon telescopio, la serietà e la voglia di conoscere.
Per fare attendibili ipotesi sulla posizione di X, si potrebbe ad esempio indagare la posizione di Urano e Plutone in occasione di notevoli movimenti tellurici, immaginando un loro aspetto con il pianeta ignoto. E/o indagare il cielo natale di personaggi storici aventi una singolare parentela con il simbolismo di X. Inoltre sarebbe possibile prefigurare i grandi cicli Saturno-X, Urano-X, ecc., considerando i punti nodali di congiunzione distanziati da intervalli regolari di 30 anni, di 96 anni, ecc..
Per finire mi auguro, e auguro in particolare a Lisa Morpurgo, che l’astro X venga scoperto e i suoi valori di bontà e di naturalità siano finalmente messi nel giusto rilievo: anche attraverso il rispetto e la salvazione degli animali e dei luoghi incontaminati della terra, come quelle foreste oggi smantellate a un ritmo vertiginoso.
Secondo pianeta transplutoniano: Y. Analisi di alcuni cicli storici sincronici con il ciclo di Y
Il secondo transplutoniano si troverebbe addirittura alla distanza di 154 Unità Astronomiche. Siamo al terzo numero intero, dopo quello della Terra (1,0) e quello di Saturno (10,0): e come nel caso di Terra e Saturno si ritorna a un principio di unità e di compimento, perché 1 + 5 + 4 = 10...
Se la luce impiega 8 minuti e 20 secondi per raggiungere la Terra partendo dal Sole, un messaggio di luce impiegherebbe più di ventuno ore per arrivare dal Sole a Y... In teoria questo corpo celeste sarebbe quasi quattro volte più lontano di Plutone. Ciò spiega bene come non sia stato ancora visto, se mai lo sarà. In base alla III legge di Keplero, il tempo di rivoluzione planetaria corrispondente a tale abissale distanza sarebbe di 1911 anni! In media 159,25 anni per ogni segno dello Zodiaco e 5,3 anni per ogni grado...
Infatti: Þ T = 1911 anni
1911 anni è esattamente il tempo che intercorre tra la crocifissione di Cristo e l’olocausto degli ebrei, nonché quello degli zingari e di altri popoli nella seconda guerra mondiale! In entrambe le circostanze Y, se esiste, si sarebbe trovato in uno stesso segno zodiacale e più o meno in uno stesso grado, (ma attenzione... non presso le stesse stelle, perché anch’esse si muovono per effetto della precessione degli equinozi). Su “Linguaggio Astrale” ho recentemente scritto di un asse storico e spazio-temporale Berlino - Gerusalemme (e Toro - Scorpione): infatti Cristo fu condannato e crocifisso a Gerusalemme, mentre la “soluzione finale” fu architettata a Berlino. Sarebbe un ciclo di Y (1911 anni) il preciso intervallo che separa questi eventi, che aprono e chiudono un’epoca: la “shoah” ebraica è stata quasi assunta a categoria di fede come la morte e la rinascita di Gesù Cristo. In entrambi i casi esistono le negazioni o le revisioni storiche, che comunque contribuiscono ad avvolgere queste storie nella dimensione dell’archetipo civile o religioso. Se la crocifissione cristiana anticipò di poco la diaspora ebraica, l’olocausto bellico fu la premessa del ritorno alle origini. La prima fu il sacrificio di un singolo, l’“agnello divino”, nella Pasqua correlata all’Ariete, segno di resurrezione. Il secondo fu il sacrificio di un popolo, e anzi di più popoli, che preludeva a un risorgimento popolare: tutto questo si correla al segno Scorpione. L’intervallo tra questi due momenti storici, che furono momenti di singolare seppur dolorosa manifestazione del trascendente nella storia, è simbolicamente l’intervallo che separa i due segni eroici e marziani, l’Ariete e lo Scorpione: sta tra la caduta e la rinascita, tra la soglia della vita e quella esoterica della morte e della trascendenza. E’ l’intervallo tracciato dall’ipotetico pianeta Y, astro del tempo.
Un ciclo di Y divide inoltre il periodo storico della nascita del muro del pianto di Gerusalemme dal periodo della caduta del muro della separazione di Berlino. Il tempio di Gerusalemme viene distrutto nel 70 d.C. ad opera dei soldati romani; il muro di Berlino viene abbattuto il 1989 dagli stessi tedeschi. Tra i due avvenimenti intercorrono 1919 anni, solo 8 in più del ciclo previsto! E 8 anni corrispondono a solo un grado e mezzo di transito di Y lungo lo Zodiaco.
Un altro parallelismo storico che riguarda i grandi cicli del tempo può essere individuato nel fiorire e rifiorire delle grandi civiltà dell’arte: una di esse corrisponde al periodo d’oro della Grecia, spesso definito come età di Pericle. Pericle nasce intorno al 495 a.C. e muore nel 429: in questo periodo la civiltà greca raggiunge la sua massima espressione prima della decadenza.
Andiamo a vedere cosa succede 1911 anni dopo, cioè dal 1416 al 1482: si tratta del periodo d’oro del Rinascimento italiano ed europeo prima della scoperta dell’America che porterà alla decadenza dell’Europa!
Lorenzo dei Medici, simbolo del Rinascimento e della civiltà europea, nasce nel 1448 e muore nel 1492: la vita di Pericle e quella di Lorenzo stanno a distanza pressoché esatta di un ciclo di Y!
E altrettanto si può dire della vita di Aristotele (Stagira 383-84 a.C. - Calcide 322 a.C.) rispetto a quelle di Giordano Bruno (Nola 1548 - Roma 1600) e di Galileo (Pisa 1564 - Arcetri 1642) che apertamente contestarono l’autorità dell’antico filosofo in materia astronomica, comunque inserendosi nel filone delle grandi idee della scienza.
Ipotesi sulla posizione di Y sulla sfera celeste
Se questo pianeta Y esiste, si potrebbe associare i periodi d’oro della civiltà greca e di quella italiana del Rinascimento a due successivi transiti nel segno e/o nella costellazione del Leone, segno solare del mecenatismo e della creatività (ricordo a questo proposito lo sfasamento tra segni e costellazioni, che 2000 anni fa era irrilevante, ma oggi assomma a circa 26°); l’epoca di Aristotele e poi quella di Galileo sarebbero da associare al transito di questo pianeta nel segno (o nella costellazione) mercuriale della Vergine. Mentre i periodi storici della vicenda di Cristo e poi della “shoah” ebraica potrebbero essere riferibili a due successivi transiti di Y nel segno (o nella costellazione?) semita e misterico dello Scorpione.
Le distanze temporali sarebbero congruenti con questa prima ipotesi di lavoro. Lorenzo dei Medici, nato con il Sole e l’Ascendente in Leone presso la stella di prima grandezza “cor Leonis”, avrebbe in quel segno lo stesso Y: non è forse un poeta del “tempo”? Ecco i suoi versi più noti: “quant’è bella giovinezza - che si fugge tuttavia, - chi vuol esser lieto sia - del doman non v’è certezza”.
In base a questa prima ipotesi Y transiterebbe oggi tra la fine dello Scorpione e l’inizio del Sagittario. Se Scorpione e Sagittario sono intesi come segni e non come costellazioni, Y transiterebbe a circa 235°- 245° di Longitudine celeste (oppure in subordine in posizione diametralmente contraria, per la legge di coincidenza degli opposti). Se invece s’intendono Scorpione e Sagittario come costellazioni, per le quali pur vale una congruenza simbolica con i segni omonimi, Y transiterebbe a circa 260° - 270° di Longitudine celeste (fine del segno Sagittario – zona più meridionale dell’eclittica). Personalmente (avendo messo in conto altre coincidenze) opterei per quest’ultima ipotesi, secondo la quale il pianeta ignoto Y si troverebbe attualmente a transitare in quella zona di cielo dove brilla la Via Lattea, e dove s’individua il centro della galassia.
E’ un’idea ancora vaga per un pianeta tanto lontano, ma può essere precisata o corretta, anche in base ad ulteriori corrispondenze. E inoltre, quale sarebbe l’inclinazione orbitale e l’attuale Latitudine eclitticale del pianeta? Quale sarebbe l’ellitticità dell’orbita e l’attuale velocità di rivoluzione?
Per dare altri spunti di riflessione, aggiungo che il biociclo di Y, che secondo Lisa Morpurgo è il pianeta della Vergine, corrisponderebbe all’evoluzione del costume e della moda, evoluzione che segue notoriamente tempi lunghi. A questo proposito, l’introduzione della minigonna nel costume femminile non sarebbe da mettere in relazione con lo spirito mobile e sportivo del Sagittario? E se Y si trovasse a 265° - 270° di Longitudine, sarebbe appunto verso la fine del segno Sagittario.
Considerazioni filosofiche su Y
Il pianeta Y rappresenterebbe, secondo la Morpurgo, la dimensione del tempo e sarebbe da correlare alla ciclicità, al ritmo, alla frequenza, alla variabilità atmosferica e al segno della Vergine, di cui l’astro sarebbe maestro. Ma si può dire che ciò che non è stato scoperto dall’uomo appartiene a zone della coscienza e del sapere umano non ancora chiare o non ancora messe bene a fuoco: quanto Y avrebbe a che fare con l’idea ontologica del tempo, con il senso dell’eternità, con l’epifania del trascendente e dell’incomprensibile nelle vicende umane?
Credo che i cicli di Y coinvolgano lo stesso spirito religioso e l’evoluzione spirituale. E coinvolgano il rapporto dell’uomo con il tempo quale dimensione dell’anima nella storia; con il tempo nel suo passare e nel suo restare. Ho ricordato la concezione poetica del tempo che emerge dagli scritti e dalle opere di Lorenzo il Magnifico, l’idea di un’età da cogliere e da assaporare, di un tempo dei frutti, che si potrebbe definire il tempo - leonino dell’età dell’oro... Come lo splendore gioioso del Sole d’agosto, che porta con sé il presentimento di una successiva caduta verso l’inverno.
Concezioni del tempo ve ne sono molte, magari in rapporto ai transiti di Y nei segni zodiacali. Riporto a questo proposito una domanda avvincente che il filosofo e per i cristiani santo Agostino si pone nelle “Confessioni”:
“ Chi potrà fermare il cuore per fissarne l’attimo nell’immobilità, perché quell’istante rapisca lo splendore dell’eternità sempre ferma e immobile e paragonarla con il tempo che mai s’arresta e comprenderne l’incomparabilità?”.
E forse si possono trovare metafore dell’ignoto astro Y nella seduzione del serpente biblico che offre il frutto proibito della conoscenza, oppure nell’immagine dell’Uroboros, il serpente che morde la sua coda disegnando una circolarità ciclica.
Così, come è stato detto, ai due estremi della freccia astrologica del tempo Vergine-Pesci abitano rispettivamente Y e Nettuno. Il primo mette in luce lo stretto rapporto, di cui già narra la Genesi biblica, intrecciato tra il serpente e la donna, la Vergine appunto, sia essa Eva o Maria.
Nettuno simboleggia l’atemporalità dell’eterno. E infatti lo stesso Nettuno sfugge alle maglie numeriche della legge di Titius e Bode.